Uno spettacolo eccezionale per tempi eccezionali. È “IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA”, l’opera-concerto totale registrata presso il Teatro dell’Opera di Roma, tratta dall’omonimo e ultimo album di inediti di CLAUDIO BAGLIONI (certificato platino e con oltre 14 milioni di streaming – audio e video), che, dopo la prima di giovedì 21 ottobre, nell’ambito della Festa del Cinema di Roma, sarà possibile vedere venerdì 22 ottobre, alle ore 16.30, presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.
“IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA” arriverà anche nelle sale cinematografiche per tre giorni, 2-3-4 novembre, distribuito da Medusa Film.
L’opera-concerto totale “IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA” è eccezionale non solo nell’ideazione – parole e musiche di Claudio Baglioni, direzione artistica di Giuliano Peparini – ma soprattutto nella realizzazione. In tempi normali, infatti, non sarebbe mai stato possibile dar vita a un’opera che trasforma in ambiente scenico ogni spazio – retropalco, palchi, golfo mistico, platea, foyer, camerini e corridoi –del Teatro nel quale va in scena.
Per questa occasione, artista, orchestra, coro e parte del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, musicisti, vocalist, danzatori, performer e acrobati animano ogni angolo della struttura, illuminando di sé, oltre al palcoscenico, tutti quegli spazi che, solitamente, non sono luoghi di rappresentazione.
L’opera-concerto totale “IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA” è una esclusiva ITsART, la piattaforma streaming promossa dal MiC dedicata a teatro, musica, cinema, danza e ogni forma d’arte, con contenuti live e on-demand, disponibili in Italia e all’estero.
«La ferita dei teatri vuoti ci ha colpiti al cuore e faticherà a rimarginarsi – racconta Claudio Baglioni – Per questo ho cercato di contribuire a riempire quel vuoto, portando in dono al teatro tutto quello che avevo da dare. Musica e parole, naturalmente. Ma anche un’Opera – “IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA” – che fonde recitazione, danza, gesto, giochi di luci e suoni, “quadri” animati da performer, e nella quale grande orchestra, coro lirico, coristi e band diventano co-protagonisti della narrazione. Ognuno di noi – con la propria arte, sensibilità, intensità, espressività – ha provato a cancellare il vuoto del teatro, riempiendolo, letteralmente, di vita. E, così, tutto – palcoscenico, golfo mistico, platea, palchi, loggioni, foyer, corridoi, backstage – è diventato scena. Uno spettacolo totale in uno spazio scenico totale, nel quale – per la prima volta – l’idea wagneriana dell’arte totale si realizza in una architettura totale. “IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA” è davvero uno spettacolo eccezionale per tempi eccezionali. E non solo perché in “tempi normali” non sarebbe mai stato possibile concepirlo né realizzarlo ma, soprattutto, perché credo ci sia bisogno di idee eccezionali per aiutare certe ferite a rimarginarsi, e trasmettere le energie che servono a fare di dolore, difficoltà e privazioni i semi per costruire un futuro nuovamente degno di questo nome».
Arte totale, teatro totale, estetica cinematografica.
Un’anteprima assoluta. Non solo perché tema, narrazione, canzoni e allestimento musicale e scenico sono originali ma, soprattutto, perché “IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA” riprende – estendendola – l’idea wagneriana di opera d’arte totale. Arte totale in un intero teatro, dunque – in tutti i significati che il combinarsi di queste due formule è in grado di esprimere – che finisce, però, col rivelare un’estetica cinematografica, tanto da trasformare “IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA” in un inedito FilmOpera. Come accade nella cinematografia, infatti, le diverse scene di questo straordinario atto unico (scene rese ancora più suggestive dal ricorso ad effetti di luce e soluzioni illuminotecniche che normalmente non si vedono nei teatri di tradizione all’italiana) sono state riprese da diversi punti di vista – attraverso un incalzante ed emozionante uso di campi e controcampi – in modo da unire al lirismo fisico del teatro, la magia metafisica del cinema.
Storia di un amore e dell’amore.
È la storia di un grande amore e dell’amore stesso: amore personale – reale o ideale, fisico o mentale, vissuto o semplicemente vagheggiato ma, sempre inatteso, sorprendente, travolgente – di un “uomo di varietà” e della sua “principessa”. Ma anche amore universale: antico, eppure ogni volta incredibilmente nuovo, che anima ogni venatura del tempo – passato, presente e futuro – e dà senso e valore a tutte le stagioni della vita: fanciullezza, adolescenza, gioventù, maturità.
L’opera-concerto.
Lo spettacolo – della durata di novanta minuti – si apre con un monologo evocativo e rapsodico – scritto da Claudio Baglioni e interpretato da Pierfrancesco Favino – e un preludio danzato affidato all’étoile Eleonora Abbagnato.
La direzione di orchestra e coro è di Danilo Minotti, mentre la direzione della band di Baglioni è affidata a Paolo Gianolio, che ha firmato gli arrangiamenti e le orchestrazioni di nove dei quattordici brani dell’album. Gli arrangiamenti degli altri sette brani portano, invece, la firma di Celso Valli. I contributi solistici sono di Giancarlo Ciminelli, Alessandro Tomei, Roberto Pagani, Danilo Rea e Giovanni Baglioni, che esegue lasuite finale dell’album.
“IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA” è prodotto da Friends & Partners e Fenix Entertainment S.p.A. La regia teatrale è di Giuliano Peparini, la fotografia è di Ivan Pierri, la regia televisiva è di Luigi Antonini.