Le influenze che troviamo in “Suggestions” vanno tanto dal doveroso richiamo alla musica rinascimentale, al post-rock (fortemente presente grazie ai tappeti sonori delle chitarre elettriche e dei synth), fino al funk, alla musica classica, al folk e all’indie: «Lo stile riproposto in “Suggestions” nasce sicuramente dai miei anni di studio del liuto rinascimentale, in conservatorio, e della chitarra jazz; ma anche da tutti i generi che ho avuto modo di ascoltare o di suonare, come la musica d’autore, il rock, la musica irlandese. Ho sempre ascoltato di tutto, ma gli artisti che mi hanno influenzato maggiormente sono di sicuro Bill Frisell, i Beatles, i Pink Floyd e gran parte della musica rock e pop degli anni ‘60/’70; ma, naturalmente, hanno avuto grande influenza su di me anche i grandi liutisti rinascimentali e barocchi e i grandi compositori di musica classica come Bach, Beethoven ed i compositori moderni come Arvo Pärt e Ennio Morricone, solo per citarne alcuni».Musicista eclettico (come liutista porta avanti un progetto solista e collabora con una miriade di orchestre e formazioni ed è session man sugli album di Esmeralda Sciascia, Filippo Gambetta, Luca Falomi e Tom Stearn), Davide Mocini torna con questo nuovo lavoro interamente suonato da lui: «Questo ultimo lavoro è stato interamente suonato da me. In futuro spero di sperimentare nuove sonorità anche con una selettiva scelta di musicisti e strumenti che conferiscano carattere e timbriche differenti ai miei lavori, magari anche utilizzandoli in maniera non convenzionale: mi piace l’idea di fondere due estremi e accostare alla ricerca di sonorità antiche quelle più sperimentali e di avanguardia».
“Suggestions” è stato registrato in campagna, in completo isolamento, lontano dal chiasso e dalla vita frenetica della città, in un momento di introspezione e analisi: «“Suggestions” nasce nel 2020 in un momento di isolamento forzato, in un particolare contesto storico che stiamo tutti vivendo. Tutti gli aspetti scomodi di questa situazione mi hanno portato a un momento di introspezione e analisi. Da questa pausa, da questo silenzio obbligato, è nata l’esigenza di descrivere musicalmente la situazione in cui mi trovavo. Fortunatamente mi trovavo a scrivere musica in campagna, lontano dalla città. Vivo in un ambiente che accoglie l’ispirazione, piuttosto che ostacolarla, e mi aiuta a prendere distanza dal traffico e dal cemento. Il contatto con la natura e i suoi ritmi mi ha da sempre suggerito l’importanza del silenzio nella ricerca del mio suono. Non a caso il liuto è lo strumento principale delle mie composizioni. Ho sempre pensato all’epoca in cui veniva suonato come ad un particolare momento storico dove il rapporto tra musica e silenzio era molto diverso da oggi. Il suono del liuto nasce da questo silenzio, puro come le luci delle candele che illuminavano le case. Un’immagine ricorrente nella mia memoria che mi ha suggerito alcune delle atmosfere presenti nel disco era quella di un viaggio con mio padre a Manhattan, quando avevo 14 anni, in particolare una sua fotografia scattata nel cuore della Grande Mela. Mi ricordo di quanto fossi rimasto colpito dalla verticalità della città, dal cemento e dagli altissimi grattacieli: un contesto in cui non avrei mai voluto vivere. Non c’era un “passato” né un’idea di spazialità in tutta la città (se non nella visione dalla cima di qualche grattacielo). Tutto era costretto verso l’alto senza nessuna possibilità di contrappunto, nessuna “fuga”, solo una pesante armonia verticale. L’immagine che conservo teneramente nella mia memoria è descritta dalla fotografia: una piccola chiesa nel centro, forse uno degli edifici più antichi della città, nonostante la sua dimensione fosse proiettata nel suo passato e nel suo futuro più di tutto ciò che la circondasse. L’immagine che ho in mente, per nulla facile da rendere con una descrizione, è quella dello specchiarsi di questa chiesa nelle infinite vetrate del grattacielo di fronte. Esattamente nel punto in cui il grattacielo definiva il limite con il cielo, il riflesso della piccola chiesa superava lo skyline e seguiva la sua prospettiva. Nell’album “Suggestions” ho provato ad accostare il suono del liuto a quello dei sintetizzatori, come se con l’aiuto di suoni sintetici anche il mio strumento volesse cercare una prospettiva che superi i grattacieli di Manhattan e che aiuti l’ascoltatore a trovarsi oltre i tetti della propria visuale. Spero che questo possa accadere e che definisca il mio stile, e che chiunque ascolti questo disco si possa trovare bene dove si trova o scopra di essere altrove».
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