Il blu oltre ad essere il mio colore preferito è anche il titolo del quarto album di Joni Mitchell, pubblicato nel 1971 e che rappresenta il punto più alto della carriera della cantante folk che nel disco suona la chitarra acustica, il pianoforte o il dulcimer come strumento principale per accompagnare la sua voce. I testi e ciascuna delle canzoni di BLUE sono molto intimi, sia nei sentimenti che esprimono che nelle situazioni a cui sono riferite. Per me un album leggendario da avere in vinile con la sua copertina telata e la voce di Joni che avvolge tutta la stanza.
Canadese d’origine, cantò pubblicamente in un club folk jazz nel 1962 a SASKATOON. Voleva intraprendere la carriera artistica nel campo delle arti piuttosto che della musica, ma alcune disillusioni iniziali e probabilmente un suo limite nel campo tecnico creativo (a parte i bellissimi disegni utilizzati spesso da lei sulle copertine dei suoi album), la indussero a provare dopo aver cambiato diverse città, (da Toronto, Detroit, New York e infine, Los Angeles) la strada di cantante folk. Prima di diventare famosa come artista ebbe un notevole successo come compositrice scrivendo diverse canzoni che divennero molto popolari per altri artisti, tra cui il brano che entrò nella Top 10: “Both Sides Now” di Judy Collins. L’anno dopo, Joni Mitchell pubblicò il suo album di debutto: “Song to a Seagull”, seguito da “Clouds”, del 1969 e “Ladies of the Canyon”, del 1970. Ognuno di questi album fece crescere sempre di più la sua fama rispetto a quello precedente.
Dopo una pausa durata un anno per i tour e per concentrarsi sulla pittura e sulla composizione di nuovi pezzi, Mitchell dopo un lungo tour europeo, nei primi mesi del 1971 registrò una prima versione dell’album BLUE con alcuni brani che poi furono sostituiti all’ultimo momento e che ritardarono l’uscita fino al mese di giugno.
Uno degli ultimi aggiunti “All I Want” è un pezzo pop folk con una grande melodia. “My Old Man”, scritto per il suo ex amore nei confronti di Graham Nash, contiene un solo al piano. Invece la triste, ma bella “Little Green” è il primo vero pezzo folk dell’album che utilizza un’accordatura aperta in Sol per rendere il suono particolare che si può ascoltare nell’esecuzione. La canzone, scritta originariamente nel 1967, parla in maniera nascosta della figlia di Joni data in adozione nel 1965 e che poi fu rivelato molti anni dopo. “Carey” al contrario, è una melodia allegra sostenuta dalla voce e dal dulcimer di Joni e dal basso suonato da Stephen Stills e dalle percussioni delicate di Russ Kunkel. “Blue” è il classico dei classici. Etereo, intimo, malinconico. Da ascoltare e riascoltare nelle notti più buie e solitarie. “California” è una canzone acustica basata sulla nostalgia della propria casa durante un viaggio in Francia di Joni e suonata insieme con James Taylor. “This Flight Tonight” è ancora più acustica e tristemente malinconica e qualche anno dopo fu riproposta in versione hard rock dalla band dei NAZARETH. “River” è una ballata al piano di Joni che sul finale riprende la melodia di “Jingle Bells”. Anche “A Case of You” è un traccia acustica che vede ancora alla seconda chitarra James Taylor. L’album si conclude con “The Last Time I Saw richard”, una ballata piano e voce che descrive il breve matrimonio tra Joni e Chuck Mitchell che negli anni 60 lottava per diventare un folk singer.
Questo lavoro della Mitchell è stato anche un grosso successo commerciale raggiungendo la 15 posizione negli USA e il numero 3 nel Regno Unito.
Giuseppe Bellobuono