La critica li ha definiti “uno dei segreti meglio custoditi della canzone d’autore italiana”. Sono gli Acustimantico, sofisticata band romana di culto che quest’anno festeggia i vent’anni dall’uscita del primo omonimo album. Numerosi riconoscimenti, una fitta attività live che li ha portati in giro per il mondo e sei dischi pubblicati, cinque dei quali introvabili fino a ieri, ma che da oggi sono disponibili su tutte le piattaforme digitali grazie alla Mbc Musica e alla Pirames International. Anche il sesto album, il lavoro di teatro canzone intitolato Em, tra breve sarà nei digital store.
Ma non solo. Per festeggiare il ventennale, gli Acustimantico torneranno a novembre anche con un brano inedito (e un video) e a dicembre – qualora rientrassero i provvedimenti governativi per il contrasto della diffusione del COVID-19 – con un concerto a Roma in data da definirsi.
Nati intorno a un nucleo fondante composto da Stefano Scatozza (chitarra e musiche), Raffaella Misiti (voce), Marcello Duranti (fiati) e Danilo Selvaggi (testi), il gruppo – che attualmente conta anche Stefano Napoli (contrabbasso) e Salvatore De Seta (batteria) – sviluppa da subito una personalissima proposta che unisce l’interesse per le musiche del mondo al jazz, all’avanguardia, al folk, al pop più ricercato, con grande attenzione alla parola e alla narrazione. Il risultato è una forma originale di canzone d’autore.
Il lavoro di debutto, un mini album informalmente chiamato “Disco nero” (per via del particolare packaging della copertina, nera con il disegno di una luna), arriva nel 2000, dopo una tournée a Berlino in occasione della Festa europea della Musica e dopo la vittoria, con “Fiori di loto”, nel “Festiva Sonica 1999” della Emi. Le sei canzoni che formano il Disco nero sono tra le più note della band e a distanza di vent’anni continuano a infiammare i concerti. Dalla leggendaria “Fiori di loto” (tra citazioni letterarie e cambi di ritmo) al vortice balcanico della strumentale “Raganitza”, da “Cose da fare” alla travolgente ironia di “Questo è quanto”, passando per l’ipnotica “Canto del telaio del cielo” ed “F”, ballata omaggio a Fabrizio De André.
Il gruppo suona in giro per l’Italia e l’Europa (Francia, Germania) e due volte in Giappone, vince il Mantova Music Festival per poi realizzare la seconda opera, nel 2002. “La bella stagione”, detto anche “Disco blu”, è un album a tutti gli effetti, che racconta gli eventi di Genova del luglio precedente (“Radio”), la necessità di essere politici (“Lotta di classe d’amore”), la dolcezza di un amore fugace e infinito (“Gli amanti di un giorno”) e poi il surrealismo elettronico di “Mikimaus”, la calma al di qua della tempesta di “Colazione d’inverno” e altro ancora. Il disco raccoglie riconoscimenti importanti e vale al gruppo, con “Lotta di classe d’amore”, il premio per la miglior musica e il secondo posto assoluto al Festival Musicultura di Recanati.
Intanto, il gruppo sperimenta una nuova forma espressiva in quelli che verranno chiamati “Concerti del silenzio”: esibizioni completamenti acustiche, in posti “silenziosi” quali parchi e luoghi d’arte, in cui il pubblico è chiamato al pieno silenzio e ad un ascolto “totale”, fatto di respiri e piccoli suoni.
La delicata proposta dei concerti del silenzio ispira particolarmente il terzo album della band, “Santa Isabel” (2004), il “Disco bianco”, il più silenzioso di tutti. Scritto e provato in buona parte sull’isola di Ventotene, “Santa Isabel”, premiato come miglior disco del 2004 al MEI – Festival delle etichette indipendenti, è un’opera in cui non mancano gli eventi trascinanti (tra cui “Musica immaginaria”, altra hit della band) ma sono le ballate e il lato riflessivo a rappresentare il cuore del disco. Da “La strada verso casa”, a “Conseguenze di un nome”, da “Metà canzone” a “Coda di topo”, fino alla conclusiva, sognante “Distanza” e senza dimenticare “Emanuel Carnevali va in America”, jazz notturno ispirato dall’omonimo poeta italo-americano.
E’ da quest’ultima traccia che parte una nuova avventura del gruppo: un’opera di musica-teatro. Scritta da Danilo Selvaggi e musicata da Stefano Scatozza, “Em ovvero Emanuel Carnevali va in America” racconta la vita e le opere di Carnevali, la cui incredibile storia lo porta dall’essere un ragazzino emigrato a diventare uno dei poeti più affascinanti della generazione americana dei Carlos Williams, degli Sherwood Anderson.
L’opera rappresentata in anteprima all’Auditorium di Roma con due sold out, nel corso del tempo unisce ad Acustimantico vari artisti (Andrea Satta e Luca De Carlo dei Tetes dei Bois, Mauro Macario, Alessio Caruso, Arianna Gaudio, Andrea Avena, Silvye Genovese, Raffaella Siniscalchi) fino a diventare un disco nel 2008, intitolato come l’opera: “Em ovvero Emanuel Carnevali va in America”
Nel frattempo, l’inclinazione concertistica di Acustimantico, uno dei punti di forza del gruppo, è catturata dal “Disco numero 4”, un live per le edizioni de Il Manifesto. Registrato nel 2005 tra La Palma e il Piccolo Eliseo di Roma, l’album ripropone buona parte del repertorio più amato della band: l’intero “Disco nero”, un’accattivante versione de “La canzone dell’equilibrio” (da “La bella stagione”) con Piero Brega, le cover di “Les Anarchistes” di Leo Ferrè e la struggente “Alfonsina y el mar” di Ricardo Luna e altro ancora. 50 minuti in cui la dimensione live del gruppo viene fuori in tutta la sua forza e poesia.
Tra concerti del silenzio, esibizioni tradizionali ed altri eventi, il gruppo giunge al 2012, quando pubblica il sesto album. Si chiama “Tempo di passaggio” e contiene 13 canzoni scritte dalla band nel corso degli ultimi anni, oltre ad una elettrizzante versione di “Punk islam” dei Cccp. Tra primavere arabe e riflessioni sui nuovi tempi, il disco presenta un gruppo evolutosi nell’identità ma con le virtù e i caratteri classici di Acustimantico: ritmo e sogno, partecipazione e rapimento. E un caleidoscopio di musiche e parole. I nuovi brani impiegano pochissimo a conquistare i cuori dei fan. Tra questi, “Canzone di giugno”, “Il buona insegnamento”, “Il cane infedele”, “Assoluto” così come “Libano” e “Canzone del fiore di pietra” che già da tempo il gruppo propone in concerto.
Coprodotto con Helikonia, “Tempo di passaggio” è presentato all’Auditorium di Roma e impreziosito dalle splendide fotografie di Mario Giacomelli, i cui contrasti tra bianchi e neri rappresentano uno specchio, per quanto possibile, dei due volti del gruppo romano: la luce e la notte, il ritmo frenetico e la poesia. Una duplicità che è però solo la sintesi dell’esperienza più vasta, molteplice, che Acustimantico ha saputo sviluppare, arricchendo la canzone d’autore italiana di un capitolo coloratissimo e tutt’altro che finito.
Daniela Esposito
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