“The River” è il quinto album in studio di Bruce Springsteen, anche conosciuto come “The Boss” of Rock ‘n’ Roll. Un doppio album mastodontico sia come durata che come contenuti musicali. Pubblicato alla fine del 1980, il disco contiene sia tracce del primo periodo del rocker sia materiale più recente e mai pubblicato. Molti considerano “The River”, come la conclusione di una trilogia iniziata nel 1975 con “Born to Run”, proseguita poi nel 1978 con “Darkness at the Edge of the Town” e che senza alcun dubbio hanno caratterizzato tre periodi cruciali della sua vita.
“The River” inizialmente doveva chiamarsi “The Ties That Bind” e doveva uscire nel 1979. Ma ci sono voluti circa 18 mesi durante i quali il Boss insieme con Steven Van Zandt e Jon Landau come co-produttori ha realizzato il doppio album. I testi spaziano dalla speranza alla disillusione, autobiografici e non e il suono è quasi in presa diretta. Springsteen stesso dichiarò dopo l’uscita del disco: …finalmente ho avuto modo di cantare dei paradossi della vita e anche di parlare di come molte persone hanno avuto a che fare con loro…
Come era accaduto anche con l’album precedente, nel quale Bruce Springsteen scrisse quasi ottanta canzoni, egli ha composto tutti i brani ed è stato altrettanto prolifico per questo doppio LP. Alla fine “The River” contiene 20 tracce e molte sono state escluse. Alcune di esse come “Be True”, “Help Without a Gun”, “Roulette”, sono uscite come b-sides dei singoli ed altre sono state registrate da Warren Zevon e Gary US Bonds. Molti altri hanno trovato posto nei cofanetti pubblicati fino ad oggi.
Passiamo all’ascolto del disco che inizia con “The Ties That Bind”, un brano originariamente previsto come titolo dell’album e che è caratterizzato dal suono molto anni ’80 della sua E Street Band e da un solo di sax di Clarence Clemmons molto bello. “Sherry Darling”, invece contiene dei falsi innesti live scelti dai produttori ma che non aggiungono nulla di particolare alla bellezza intrinseca del brano. Bruce Springsteen canta come Elvis Costello e le atmosfere sono tipiche dei dischi di che uscivano inquel periodo. “Jackson Cage”, a livello di liriche ha un significato più profondo e più ricco rispetto alle canzoni precedenti e dimostra quanto Springsteen desse importanza alla musica pop per la sua onestà e la sua immediatezza. Il ritmo incalzante di “Two Hearts”, ad opera di Max Weinberg della E Street Band è superlativo e conduce alla fine del primo lato con “Indipendence Day”, introdotta da un’intro acustica e dall’organo di Danny Federici. Racconta di un dialogo tra padre e figlio e sul fatto che non saranno mai d’accordo su alcuni argomenti di discussione e quindi il figlio sceglie l’indipendenza. Essenzialmente una riscrittura di “Adam raised a Cain” che chiudeva l’album “Darkness at the edge of Town”. “Hungry Heart”, mostra uno Springsteen più brillante del solito dal punto di vista vocale per questo pezzo nel quale il piano di Roy Bittan fa da padrone. Il titolo sembra essere stato preso da una frase contenuta nel poema ULISSE di Tennyson e in origine fu scritta su commissione per Joey Ramone e per il gruppo dei RAMONES. Ma il produttore convinse il Boss a tenerlo per se e il brano è stato anche il primo da TOP TEN in tutta la sua carriera. Il perfetto mix tra la melodia anni 60 e il suono contemporaneo degli anni 80 caratterizza un’altra grande canzone senza tempo: “Out in the Street”. Il finale di questo secondo lato ha una leggera caduta di tono e di potenza con dei brani che sembrano quasi essere stati messi lì per caso: “Crush On You”, You Can Look (But you Better Not Touch) e “I Wanna Marry You”. A riportare su il livello qualitativo ed emozionale ci pensa la title track: “The River”, la ballata acustica con chitarra e armonica, splendida ed emozionante che diventerà uno dei brani leggendari del boss e uno dei manifesti della musica folk americana, dagli anni ’80 in poi. “Point Blank”, all’inizio del terzo lato è invece molto intensa sia nel testo che nell’interpretazione e con il suo lungo fade out ci accompagna fino alla fine di questi sei minuti di alto livello. “Cadillac Ranch”, si sposta verso territori rock e rockabilly e celebra il mito del colosso automobilistico di Amarillo nel Texas. “I’m a Rocker”, ha tutti gli elementi del classico brano rock potente e preciso. Anche se la produzione non rende al massimo il suo potenziale che invece nei concerti dal vivo di Bruce è veramente micidiale. Il secondo capolavoro dell’album è “Fade Away”. Grande interpretazione del Boss, grandi suoni, melodie tipicamente anni 70 per uno dei brani citati anche da Van Zandt come uno dei suoi preferiti e sicuramente una bellissima canzone d’amore strappacuore. “Stolen Car”, con il suo organo di chiesa ci riporta alla realtà e al lato finale del disco che inizia con “Ramrod” e anche se il brano non va da nessuna parte è molto divertente se non fosse altro per il significato nascosto (ma nemmeno poi tanto) del titolo. “The Price You Pay”, è una ballata classica, lenta e con in primo piano l’armonica di Bruce e il piano di Bittan. Arriva poi la lunghissima “Drive all Night”, quasi a testimoniare la lunghezza del viaggio che con il pulsare del basso di Tallent e il solo al sax di Clarence Clemmons e attraverso le canzoni del doppio album ci mostrano uno Springsteen che canta in maniera veramente appassionata il testo. Questa pezzo tra l’altro nei concerti è accompagnato dall’altra ballata “Wreck on the Highway”, quasi country e che con la sua atmosfera rilassata e il ritmo pacato tradiscono il testo che invece parla della morte e che sembra essere stato il feeling che ha ispirato il Boss nella composizione del successivo album solista: “Nebraska”.
Da ricordare che “The River” è stato il primo album NUMERO UNO del Boss e che fu seguito da un lunghissimo tour nei 2 anni successivi. Springsteen stesso definì l’album come un “GATEWAY”, che poi gli ha ispirato cose come NEBRASKA e alcuni brani che ritroveremo in TUNNEL OF LOVE e che hanno ripreso storie e temi sviluppati in questo suo capolavoro del 1980.
Per accompagnare il tour che farà tappa anche qui a Roma il 16 luglio al Circo Massimo, Bruce Springsteen ha pubblicato “THE TIES THAT BIND”, THE RIVER COLLECTION, un cofanetto di quattro CD e tre DVD che raccoglie tutto quello che il Boss aveva realizzato al tempo della pubblicazione del doppio album del 1980: THE RIVER. Nel dettaglio ci sono il doppio album rimasterizzato e l’album in versione singola così come lui stesso lo aveva registrato (ma mai pubblicato) nel 1979. Una manciata di canzoni, apparse nel disco del 1980 e che furono rielaborate e ri-registrate e che invece qui possiamo ascoltare nella loro forma originale. Poi troviamo anche un DVD documentario di uno show completo dal vivo del 1980 a TEMPE, tantissimi filmati delle prove in studio e anche un bellissimo libro di 148 pagine. In tutto questo c’è anche un brano inedito: “Meet Me in the City”, una outtake che suona come un classico del BOSS senza tempo.
Giuseppe Bellobuono