Parliamo di un album uscito nel 1982 di Paul McCartney: “TUG OF WAR” e partiamo da una piccola considerazione e/o riflessione sugli avvenimenti e sul periodo storico che stiamo vivendo in questi giorni (anche se il titolo è riferito al tiro alla fune…).
Probabilmente esiste una convinzione molto ingenua da parte di molti che si possa porre fine alla guerra o al terrorismo con una politica giusta e dalla parte delle persone. In un periodo caratterizzato dal fatto che nel mondo occidentale non ci siano state grandi guerre e che nel 1982, anno dell’uscita di TUG OF WAR, il disco arrivava sulla scia di numerosi eventi tra cui la morte di John Lennon e lo scioglimento del gruppo post-Beatles di McCartney, i WINGS è curioso scoprire alcuni punti in comune con quello che stiamo vivendo oggi.
Il disco in origine era stato destinato ad essere l’album conclusivo dei WINGS e le prime sessioni di registrazione risalgono alla fine del 1980. Ma dopo l’assassinio di John Lennon la registrazione fu sospesa e l’album non fu mai completato. In seguito per riprendere il discorso McCartney chiamò George Martin per lavorare sul materiale e questa occasione fu la prima volta dopo lo scioglimento dei “Fab Four”. Di sicuro questa mossa avrebbe garantito una attenzione grandissima per l’album e anche se la produzione di George Martin è stata come sempre eccezionale e ricca di sfumature, la parte creativa di Paul altalenava tra alti e bassi compositivi. Nel disco troviamo gli ex-Wings, una collaborazione con Stevie Wonder e Carl Perkins e Ringo Starr. Complessivamente, l’album è molto interessante e si possono ascoltare canzoni che dimostrano il lavoro eccellente svolto da G. Martin e P. McCartney.
A marzo del 1982, “EBONY and IVORY”, il duetto di Paul McCartney con Stevie Wonder, che chiude l’album, raggiunge il numero 1 in molti paesi e il singolo trascina anche l’album in vetta alle classifiche. L’allegoria dell’ebano (nero) e i tasti d’avorio (bianco) del pianoforte usata come una dichiarazione antirazziale e sulla possibilità di un’armonia tra le persone nel mondo è leggermente semplicistica ma probabilmente raggiunge il suo scopo (anche se a distanza di anni leggendo gli avvenimenti internazionali non sembra cambiata molto la situazione). Il pezzo diventa una delle canzoni pop più famose di tutta la carriera di Paul. L’altro brano che vede ancora Stevie Wonder insieme con Paul nell’album è: “What’s That You’re Doing?”.
“Tug of War”, la title track e il brano di apertura, è stata paragonata ad “Imagine” di Lennon. Ma pur essendo molto valida armonicamente non raggiunge l’apice del grande classico di John. “Take it Away”, mixato subito dopo, potrebbe essere senza ombra di dubbio un classico pezzo dei WINGS e forse è la migliore canzone dell’album. L’inizio è quasi in reggae style che poi si trasforma in una ballata. I cori sono stupendi, il suono è maestoso e tutto è al posto giusto; alla batteria c’è Ringo Starr. Se il resto dell’album fosse stato dello stesso livello, “Tug of War” sarebbe stato un masterpiece. “Somebody Who Cares” è ancora una bellissima ballata in stile McCartney che parla dell’aiuto reciproco tra le persone e che vede alle chitarre acustiche e classiche Paul stesso. “Here Today” scritta in memoria di John Lennon è un altro brano che con una melodia molto malinconica descrive la perdita di John, una parte fondamentale della sua vita e per tutto quello che era stato in precedenza conclude il lato A.
Il lato B si apre con alcuni pezzi molto leggeri e divertenti. “Ballroom Dancing” e “The Pound is Sinking” (altro riferimento casuale a quello che sta succedendo oggi?) che con il suo ritmo tipicamente country and western rende molto godibile l’ascolto. Arriviamo poi a “Wanderlust”, la mia preferita. Una grande canzone con una interpretazione vocale e al piano ottima. Il testo accenna da lontano all’episodio che vide Paul nel 1979 coinvolto con la marijuana in Giappone ma senza entrare troppo nello specifico. Anche “Get It”, duetto con Carl Perkins è molto ben fatto e ci conduce al finale del disco senza troppi sussulti emotivi con due brani: “What You See(link)” e “Dress Me Up As a Robber”, completamente orientati ad atmosfere funky e disco e che non avrebbero sfigurato in un qualsiasi album degli EARTH, WIND and FIRE.
In definitiva un album molto contrastante. Alcuni lo considerano un album che rappresenta un crocevia tra la produzione raffinata degli anni 70 e quello che è stato pubblicato in seguito. Ma se consideriamo l’uscita dell’album successivo: “Pipes of Peace” può essere visto come la prima parte di un progetto che vede entrambi i dischi come un’unica opera che pone al centro la dualità: Guerra e Pace, Nero e Bianco, Odio e Amore. Insieme rappresentano uno degli apici della carriera solista di Paul McCartney.
La copertina è stata realizzata dallo studio HIPGNOSIS.
Giuseppe Bellobuono