Anche se definiti da sempre una band, i BOSTON in realtà sono un progetto di TOM SCHOLZ, un ingegnere laureato al M.I.T. che dopo il lavoro con la POLAROID si costruì uno studio di registrazione nei primi anni ’70 dove cominciò a sperimentare suoni e marchingegni elettronici costruiti da lui stesso. Scholz formò i MOTHER’S MILK con il cantante Brad Delp e il chitarrista Barry Goudreau. Ma da buon perfezionista e insoddisfatto delle esibizioni live si dedicò al lavoro di studio e per ben sette anni lavorò sui demo per presentare poi i nastri registrati alle varie etichette che non accettarono le canzoni. Solo nel 1975 Tom Scholz ottenne l’attenzione della EPIC RECORDS e firmò il contratto che prevedeva come condizione il fatto di fare un’audizione live e quindi in un certo qual modo fu costretto a formare una band completa. Inoltre la EPIC rifiutò i demo fatti nello studio di casa e gli impose di ri-registrare tutto il materiale in uno studio professionale (in pratica dovette registrare tutto di nuovo e buttare tanti anni di lavoro spesi alla creazione delle canzoni).
Per fortuna, Scholz trovò dalla sua parte un alleato prezioso nel produttore John Boylan che lo aiutò, negli studi della Capitol, a trasferire i demo in un formato professionale a 24 piste. Alla fine, visto il risultato, possiamo dire che ne è valsa la pena. Anche se a parte la voce del cantante e alcune parti di batteria tutto il resto è stato utilizzato nel mix finale del disco dei BOSTON e dimostra quanto era innovativo per l’epoca il materiale composto anni prima da Scholz.
Ad agosto del 1976, BOSTON, il primo disco della band, diede nuova vita al rock classico che sembrava stesse lasciando spazio alla nuova ondata di punk e new wave e al fenomeno disco. Infatti l’uso innovativo delle apparecchiature progettate dallo stesso SCHOLZ si ritroveranno in molti dischi successivi e in particolare quelli usciti nel 1980. Il perfetto mix tra Hard rock con melodie ricche di armonia e passaggi delicati che avevamo ascoltato nei dischi dei Led Zeppelin, James Gang o The Who, qui erano strabilianti. L’album è diventato il debutto di maggior successo mai avuto da un gruppo ed è rimasto tale per oltre un decennio, vendendo un milione di copie in meno di 3 mesi dall’uscita e nove volte quella cifra dopo dieci anni.
Il lato A si apre con una dissolvenza che ha fatto storia. Inizia e parte “MORE THAN A FEELING”, il primo pezzo dell’album e di sicuro il più bel brano scritto dai BOSTON e un classico dei classici diventato quasi leggenda. Si tratta di un pezzo ROCK perfetto con una intro acustica e una chitarra dal riff bellissimo e dal suono spaziale con le armoniche caratteristiche create da SCHOLZ e dalla sua chitarra. La voce di Brad poi è un vero EARGASM e ricordiamo che il suono di SCHOLZ è quello che poi è diventato fondamentale per lo sviluppo del ROCKMAN. Nel pezzo un altro assolo memorabile e la stupenda performance vocale che ha richiesto anni di lavoro ma che ha dato i suoi frutti. “PIECE OF MIND” è un vero pezzo hard rock con l’intro acustica e il basso registrato sempre dal chitarrista che si conferma un grande musicista. “FOREPLAY” è il pezzo più vecchio dell’intero disco a livello di composizione. Qui possiamo ascoltare SCHOLZ che si cimenta con l’organo, il clavicembalo e in una parte strumentale molto space rock caratterizzata da arpeggi prodotti da un organo HAMMOND M3. Anche sulla copertina del disco il gruppo tiene a precisare che tutti gli effetti e i suoni sono stati prodotti ed eseguiti dalla chitarra di SCHOLZ e che nessun sintetizzatore è stato utilizzato per l’album. “LONG TIME” perfetta come chiusura del lato A, è dominata da una grandissima chitarra solista e dai cori caratteristici della band spezzati da una chitarra acustica e da un battito di mani che suona molto elettronico.
Il lato B parte con l’introduzione di “ROCK AND ROLL BAND”. Il pezzo era stato scritto in maniera ironica sul fatto che il gruppo prima di questo disco non è mai stato una Band ma solo un progetto solista fino alla possibilità di firmare il contratto con la EPIC che aveva richiesto un gruppo al completo come abbiamo accennato prima. “SMOKIN” era stata scritta in origine dal cantante e si chiamava “SHAKIN” caratterizzata da un sound molto simile alle cose realizzate dai GRAND FUNK con un bellissimo organo di SCHOLZ. “HITCH A RIDE” una delle ballate del disco e un vero classico dei BOSTON. La voce di Brad è stellare e il brano è dominato dalla chitarra acustica con un suono pazzesco. Nel mezzo arriva ancora l’organo che introduce un solo di chitarra tra i più riusciti della storia del rock, da manuale per intenderci, il classico solo che avresti voluto scrivere e suonare dal vivo con la tua band. Sul significato del testo che è stato oggetto di discussione per la frase: “Life is like the coldest winter, people freeze the tears I cry”…… e ancora per… “Gonna hitch a ride, head for the other side…Leave it all behind, never change my mind…Freedom on my mind, carry me away for the last time”…. Molti pensavano che si riferisse ai problemi che aveva Brad Delp (e che nel 2007 lo hanno portato al suicidio) anche se il pezzo non era stato scritto da lui. A chiudere questo lato B le ultime due tracce orientate più verso una scrittura pop: “SOMETHING ABOUT YOU” che nella sua struttura semplice quasi sfigura rispetto al resto del materiale del disco. “LET ME TAKE YOU HOME TONIGHT” invece è molto meglio. Una pop song con una produzione elevatissima, parti acustiche ed elettriche molto raffinate e un finale molto positivo che sfuma e che chiude questo disco fantastico.
Dopo il mega successo di vendite del primo album i BOSTON, due anni più tardi fecero uscire “DON’T LOOK BACK” che non ebbe lo stesso successo di critica e commerciale ma che fu dettato forse dalla fretta di replicare il mitico debutto e dalle pressioni contrattuali della EPIC.
P.S. Boston è stato anche il mio primo disco in vinile comprato ai tempi del liceo nel lontano 1976.
Giuseppe Bellobuono