Ecco l’intervista a cura di Mirko Rubolini e Valerio Del Vasto a Claudio Todesco chitarrista degli Zephiro che il 16 marzo 2019 al Wishlist di Roma faranno l’apertura ai Neon.
Allora caro Claudio spiegaci un pò come nascono gli Zephiro come avete messo in piedi la band, da dove è partito tutto?
Tutto iniziò nel 2002, io alla chitarra e Giacomo Citro al basso, nel quartiere Monteverde di Roma. Cercavamo altri membri, un batterista ed un o una cantante per completare la band e suonare live alcune cover e alcuni brani che avevamo composto. Non sapevamo assolutamente la direzione artistica che avrebbe preso il progetto. Avevamo inizialmente influenze progressive, new wave e di rock italiano ‘90. Da 8 anni a questa parte di quella formazione originaria resto solo io insieme ai miei nuovi compagni di avventura che sono con me da allora.
Per il video della canzone Amelia siete andati fino in Islanda a registrarlo ovviamente la canzone è dedicata ad Amelia Mary Earhart ce ne vuoi parlare?
Sono stato sempre affascinato dal suo coraggio che negli anni ’30, periodo in cui la donna ancora faceva molta fatica ad emergere in ogni settore, tentò di fare il giro del mondo su un aereo bimotore purtroppo inabissatosi nell’Oceano Pacifico a pochi chilometri dal completamento della missione. Sulla sua morte misteriosa ci sono molte teorie alcune complottiste che abbiamo in parte citato nel testo del brano. Una bozza di canzone solo strumentale con melodie della voce da sistemare sembrò alla band subito adatta a quel tema. In Islanda poi trovammo questo relitto aereo che si adattò benissimo come location per il videoclip. Vi invitiamo a leggere l’articolo di Paolo Carnelli sul making of e vedervi il videoclip, il tutto su Open Magazine http://www.openmagazine.info/2018/10/19/amelia-zephiro-2015/ .
A che punto sono i lavori del nuovo album? Avete già una casa discografica a cui sottoporlo?
L’album è pronto da poco, si intitolerà Baikonur e conterrà 9 brani. Lo stiamo sottoponendo ad alcune etichette per valorizzarlo al meglio, daremo precedenza molto a chi avrà più entusiasmo per collaborare. Si sta perdendo l’umanità nel campo musicale anche con l’avvento dei social che apparentemente ci uniscono ma in realtà ci separano fisicamente. Abbiamo accesso veloce a tutto: amicizie, musica, video, film e questa fa perdere la fatica della ricerca che una volta dava valore all’obiettivo raggiunto.
Come nasce una canzone degli Zephiro? Quali sono le vostre principali influenze e cosa ne pensi della scena new wave italiana?
Spesso nasce da una composizione strumentale pensata a casa o in sala prove con una melodia di voce abbozzata. Il clima della canzone ci suggerisce poi la tematica del testo. Un caso particolare fu quando musicammo un testo di Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, quindi fu una tematica già ben delineata e dovemmo fare il percorso inverso, ovvero ricercare una musica adatta ad essa. Vi invito ad ascoltarla qui:
La nostra new wave è abbastanza trasversale, diciamo che essa è la nostra influenza principale ma non è la sola. Amiamo il progressive, il pop rock raffinato e l’elettronica che in maniera subliminale troviamo nei nostri brani. Cantiamo in italiano poiché è la lingua in cui ci esprimiamo meglio e perché amiamo le opportunità sonore che può dare su una musica invece che proviene più da oltremanica o oltreoceano.
La new wave italiana è soffocata dalle logiche di mercato che da dieci anni sono dettate dai talent show, poi c’è questa nuova ondata di derivati del rap che ha preso il posto del punk, del post punk e del grunge come linguaggio di protesta, di denuncia sociale e di disagio. Le generazioni che hanno amato la new wave ora sono cresciute, è nostro compito non far morire questo linguaggio che fu completamente innovativo e fortunatamente ancora oggi fonte di ispirazione per band come Interpol, Editors, White Lies e molte altre.
So che avete suonato molto all’estero sia in Argentina che in Giappone, com’è stato suonare da quelle parti ce ne vuoi parlare?
In Argentina nell’ottobre 2018 ci siamo esibiti di fronte al pubblico più vasto di sempre per la nostra esperienza, erano circa 40000 nella Plaza de Mayo in un festival dedicato tutto alla musica italiana che si chiama Buenos Aires Celebra Italia. Il pubblico era calorosissimo, amano l’Italia di base per ovvi motivi di origine e DNA. Eseguimmo anche una cover dei Soda Stereo, una band famosissima in tutta l’America Latina, che iniziò la propria carriera proprio negli ’80 suonando una pop new wave di altissimo livello. Fu un omaggio al popolo argentino e all’organizzazione del festival.
In Giappone invece abbiamo fatto 3 tour tra il 2009 e il 2013 per un totale di circa 60 date. Ma l’esperienza che più ricordiamo con emozione fu l’apertura ai live di Max Gazzè e poi dei Negrita a Tokyo in 2 date indimenticabili organizzate da Hitweek. Per questo vi invitiamo a vedervi il nostro live al Club Phase di Tokyo del 2016:
Il pubblico giapponese è al contempo rispettoso e folle, sono gli unici che riescono a fondere queste peculiarità. Non parte l’applauso finché non è morta la coda dell’ultima nota del brano e durante la canzone si scatenano.
Ci puoi parlare della collaborazione con Miro Sassolini?
Miro per noi rappresenta insieme a pochi altri un periodo artistico ben preciso, ma lui come questi pochi altri, amo citare Garbo a cui vogliamo un bene pazzesco, ha continuato il suo percorso in altre direzioni. Il suo ultimo album è veramente raffinato nei testi, nelle composizioni e negli arrangiamenti. Durante le registrazioni di questo gli sottoponemmo l’idea di cantare alcune strofe del nostro brano “Di Nostalgia” che sarà presente nel nuovo album. Accettò di buon grado ritenendolo nelle sue corde. Il risultato sarà presto ascoltabile probabilmente con l’uscita dell’album.
Un saluto e ci vediamo il 16 marzo al Wishlist di Roma in apertura ai Neon.
Se volete approfondire su di noi abbiamo un sito ufficiale che smista veramente a tutto e una pagina facebook che attende la vostra attenzione. Grazie a tutti.
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Grazie a Mirko Rubolini e Valerio Del Vasto