Dopo il set friulano, al Santuario e Museo di Cargnacco – Pozzuolo del Friuli (UD) – il set del documentario di creazione BASSIL’ORA – Storia di prigionia dalle gelide terre russe, prodotto dalla veneta Emera Film, si sposta a Villanova di Camposampiero (PD) per poi continuare a Mestre (VE). E’ un intenso racconto fra documentario e animazione che, attraverso la vicenda di Giuseppe Bassi, reduce dall’orrore della Campagna di Russia, ci offre uno squarcio su un momento realmente buio della Storia. “Non è solo – ci raccontano Rebecca Basso e Luca Bozzato registi del film – la vicenda, la sofferenza che ha passato negli anni di prigionia, ma anche l’atteggiamento che Bepi ha adesso nei confronti della vita a stupire. Lui ama la vita e riesce a parlare di questi momenti terribili tirando fuori un’energia, una positività ammirevoli. E’ un onore raccontare la meravigliosa anima che ha.”
Al fianco di Bassi, in questa narrazione ricca di immagini, fotografie e parole, a coadiuvare il racconto la figura di una donna interpretata dall’attrice Karina Arutyunyan, una nipote di quel tempo e di quei nemici di allora. Il lungometraggio è prodotto dalla veneta Emera Film con il contributo di Kioene, con il sostegno della Pro Loco di Villanova di Camposampiero e con il patrocinio del Comune di Villanova di Camposampiero (PD), di U.N.I.R.R. Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia e del Comune di Pozzuolo del Friuli (UD).
Il documentario si concentra sulla storia di due personaggi principali. Giuseppe Bassi, un arzillo centenario che ha combattuto la Seconda Guerra Mondiale sul fronte sovietico: uno dei pochi sopravvissuti della Campagna italiana di Russia. Catturato dai Sovietici nel ’42, imprigionato nei campi di concentramento di Tambov Oranki e Suzdal è rientrato in Italia un anno e mezzo dopo la fine della guerra. Il secondo personaggio è invece rappresentato da Katerina, donna di origini russe che abita a Mestre, nel veneziano, che proprio grazie ai suoi ricordi ci riporterà al giorno in cui ha conosciuto Giuseppe Bassi. Una donna che con la guerra ha avuto poco a che fare, che ha un vissuto completamente diverso, ma che proviene proprio da quel paese in cui Giuseppe ha vissuto tanta sofferenza.
EMERA FILM nasce da un’idea di Rebecca Basso che, dopo la decennale esperienza nella casa di produzione e distribuzione Running TV, decide di realizzare una società che si occupa di produzione e post produzione video e parallelamente anche di distribuzione cinematografica di film indipendenti. In Running TV, distributore per il broadcast e produttore indipendente, Rebecca ha formato la propria esperienza nella produzione di documentari, format, video e nella distribuzione di programmi televisivi.
Esperienza che si è ben presto ampliata verso il cinema, creando per la distribuzione broadcast una ben fornita library di film indipendenti e contatti distributivi. Il passo verso la distribuzione nelle sale è breve: nel 2016, dopo aver prodotto il suo primo film cinematografico Una nobile causa, si trova davanti al periglioso passo della distribuzione nei cinema e sceglie di percorrere la via dell’autodistribuzione, uscendo in oltre 40 sale in tutta Italia. Forte di questa esperienza, pur continuando a fare produzione, si specializza nella distribuzione in sala di film indipendenti. E’ a questo punto che Rebecca decide di aprire una propria società e di creare un proprio marchio, EMERA FILM, che si specializza in produzione e post produzione video e distribuzione cinematografica, proponendo pacchetti forti dell’abbinata fra l’uscita al cinema e la comunicazione coordinata di un ufficio stampa. Attualmente EMERA FILM ha prodotto il cortometraggio Soli, insieme, che tratta la tematica degli hikikomori – a breve distribuito in numerosi festival nazionali e internazionali; la serie documentaristica Mongolia Motorbike Marathon dal 2019 nelle TV italiane; ha coprodotto il cortometraggio Aleskia vincitore nella sezione corti del Rome International Film Festival ed è in sviluppo con il cortometraggio Lasciami andare.
EMERA FILM è una realtà di giovane costituzione, ma allo stesso tempo, forte di una lunga esperienza nel settore.
Sinossi
Katerina ripercorre gli incontri che ha avuto con Giuseppe e fa riaffiorare alla memoria i momenti che hanno vissuto insieme, le sue parole e la sua storia che un po’ alla volta prendono forma nel suo racconto. Sono tre gli ambienti che si alternano nella sua memoria: la cripta, luogo in cui lei e Giuseppe si sono conosciuti; il museo, che raccoglie tanti documenti e testimonianze di quella guerra e la casa di Giuseppe dove, dopo qualche tempo dal loro primo incontro, si rivedono nuovamente. Attraverso le sue riflessioni, entriamo in profondità del vissuto di Giuseppe, nelle sue emozioni, ma al tempo stesso passiamo dal microcosmo della sua storia personale al macrocosmo della guerra intesa in senso più ampio. Le vicende che riaffiorano alla sua memoria, laddove non raccontate attraverso le sue stesse foto e disegni, sono rese visivamente dalle animazioni, a rappresentare l’immaginazione di Katerina che ricostruisce, con la sua fantasia, i racconti di vita di Giuseppe. La sua voce diventa quella di un noi collettivo, quella di un personaggio con cui immedesimarsi, perché mostra la guerra nella sua tragedia, senza schieramenti e cerca di portare uno sguardo oggettivo sul fronte Russo, una pagina di storia poco raccontata della Seconda Guerra Mondiale.
Giuseppe Bassi è nato a Villanova di Camposampiero nel 1919. Uno dei pochi sopravvissuti della Campagna italiana di Russia. Sottotenente del 120° Reggimento Artiglieria Motorizzata, Divisione Celere, arriva in Russia nel febbraio 1942. Catturato dai Sovietici la vigilia del Natale ’42 ad Arbuzovka, presso la “valle della morte”, viene imprigionato a Tambov, Oranki e poi Suzdal. Il 27 aprile 1946, arriva finalmente l’ora della partenza verso casa e rientrerà in patria, dopo aver respirato il gelo di quattro inverni, nell’estate 1946. Quarantadue mesi trascorsi in un mondo fatto di nulla, pieno solo della peggiore “umanità”. A Villanova la sua vita ha ripreso il proprio corso, ma la sua anima non è più la stessa. Oggi ha 100 anni (compleanno il 3 di febbraio!), una mente lucida, ricordi nitidi e spirito intenso. Grazie alla testimonianza di Giuseppe Bassi la generazione del secolo scorso può ancora incrociare lo sguardo delle generazioni contemporanee.
Karina Arutyunyan è un’attrice, regista, insegnante, musicista. Nata e cresciuta nell’ex URSS, in Uzbekistan, in una famiglia degli artisti e musicisti di origini armeno-ebraiche. Dopo 13 anni di studi musicali si diploma in pianoforte, musicologia e composizione presso la Scuola Statale, specializzata a indirizzo musicale, paritaria al Conservatorio.
Decide di intraprendere la carriera teatrale e dopo quattro anni di studio presso l’Istituto Statale dell’Arte e del Teatro si laurea in Arte Drammatica come attrice teatrale e di cinema (il Laboratorio di Mark Weil), specializzandosi in seguito come regista di teatro di prosa e quello musicale. Ancora durante gli anni dell’Accademia è assunta come attrice nella troupe principale del Teatro Ilkhome, la prima compagnia teatrale indipendente nell’Unione Sovietica, di cui fa parte per dieci anni. Come regista debutta con un testo contemporaneo russo Gisele di O. Mikhailova e a seguire mette in scena L’Avventura di M. Cvetaeva. E’ la co-fondatrice e docente di recitazione presso la Scuola d’Arte Drammatica del Ilkhome Theater of Mark Weil. Dal 1999, in seguito alle persecuzione della sua famiglia da parte del governo uzbeko si trasferisce in Italia, dove, ottenendo lo status di rifugiato politico, continua la carriera d’attrice, regista e pedagoga. Dal 2003 al 2014 è il titolare dei corsi Fondamenti del Teatro e di Regia Teatrale, presso lo IUAV (L’Università dell’Architettura di Venezia, Facoltà di Design e Arti Visive, Corso di Laurea in Arti Visive e dello Spettacolo), da 15 anni è docente di recitazione all’Accademia dei Filodrammatici di Milano e all’Accademia Teatrale Veneta.
Lorenza Somogyi Bianchi
Responsabile Ufficio Stampa & PR
Studio Alfa – Ufficio Stampa e Promozione