Remo Anzovino
Van Gogh – Tra il grano e il cielo
Il genio olandese riletto attraverso gli occhi della sua più grande collezionista nella mostra di successo di Vicenza
Con la partecipazione straordinaria di Valeria Bruni Tedeschi
Venerdì 15 febbraio è uscito in tutto il Mondo, pubblicata da Sony Masterworks, la terza colonna sonora per i film d’arte prodotti da Nexo Digital composta dal pianista e compositore Remo Anzovino. Lo stesso Anzovino ha detto delle sue musiche:
“Se Van Gogh fosse musica, la sua voce sarebbe nel suono popolare, struggente e spirituale di una fisarmonica. Nel quaderno che uso quando inizio una colonna sonora c’è scritto in cima il nome di questo strumento. Sotto c’è scritto “archi”, sotto ancora “pianoforte”. Erano i tre colori, con tutte le sfumature possibili, da usare per dipingere il quadro sonoro. Questo film è lontano dai cliché e dal folklore su Van Gogh pazzo, mercificato, trattato come un gadget, come una cosa, in fondo, facile, a buon mercato. Questo film usa un punto di vista nuovo e meraviglioso, lo sguardo di una donna: Helene Kroller-Müller, che a meno di venti anni dalla morte del pittore, acquista un numero eccezionale di dipinti e disegni perché riesce a sentire nel suo cuore che le opere di Van Gogh, notoriamente incomprese in vita, parlano a noi esseri umani, di noi essere umani e che lo faranno per i secoli a venire. E lei contribuì a farlo diventare l’artista più amato dagli esseri umani. Come in una struggente storia d’amore calata in un’affascinante macchina del tempo, i protagonisti vivono in epoche diverse senza mai incontrarsi e lei ama nelle opere l’uomo e nell’uomo le opere. E lui è compreso da lei nello spazio immenso di un abbraccio che cura tutte le ferite. È stato un viaggio fortissimo comporre la partitura, un’esperienza totalizzante. La musica doveva rappresentare la soggettiva di entrambi i protagonisti: dire con i suoni cosa lui poteva provare nel dipingere, chiuso nel manicomio di Saint Remy,Notte stellata (“Vincent”); cosa lei sentiva divorando le lettere a Theo e i suoi dipinti (“Helene”). Cosa significasse trovarsi a mezzogiorno ad Arles in mezzo al campo di grano e sentirsi, come Vincent scrive a Theo, “come una cicala”, felice come non mai, facendo letteralmente esplodere il colore (“Arles symphony”). Ma la vera sintesi di questa musica sta nell’aver cercato di unire i nostri protagonisti in una comunione e un punto di vista ulteriori e superiori, quello di Dio. Un Dio lontano dalla Chiesa e dai suoi riti. Il Dio degli ultimi profondamente cercato da Vincent in ogni suo dipinto e da Helene in ogni sua azione.
Questo mi ha fatto scegliere per la scena del suicidio una forma sacra e liturgica: quella dell’Introitus di una messa da requiem (“Requiem”). Senza voci, senza alcuntesto ricavato dal messale, col violoncello ventriloquo a cantare flebilmente sul layerdi organo e fisarmonica, ravvicinati come il sole e la luna nel dipinto di addio dalla Provenza, dove vediamo un viale e un cipresso “bello come un obelisco egiziano”, come scrisse Van Gogh a Theo. La scala dell’Auberge Ravoux, che lui sale dopo essersi sparato, per raggiungere la camera dove andrà a morire, è raccontata dalla scelta tutta ascendente di questa breve musica. Volevo nobilitare il gesto, quella salma rifiutata anche nella benedizione e porre l’attenzione emotiva dello spettatore sulla luce eterna che Van Gogh cercò di rappresentare in tutti i suoi dipinti, consegnando a noi semplici specchi dove possiamo guardare nitidamente la nostra miseria e constatare noi stessi che non si può vivere senza amore. Quella pace che Helene volle per sé in occasione della sua stessa morte: una bara semplice di fronte alle tele di Van Gogh.”
Sony Music
Nexo Digital
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