La cantautrice umbra di origine valtellinese Augustine (Sara Baggini) pubblica oggi su YouTube “Hibiscus”, il secondo videoclip dall’album “Grief And Desire”, uscito a Febbraio. Per l’occasione, viene rinnovato il rapporto di collaborazione con il regista Francesco Biccheri, inaugurato nel primo video, “Augustine”; il risultato è, ancora una volta, un lavoro dagli alti contenuti artistici, ricco di immagini incisive e poetiche.
Guarda il video: https://youtu.be/9H-dlYY3FaE
«Sentivamo la necessità di continuare un discorso che con Augustine avevamo solamente aperto», spiega la compositrice. «Hibiscus è espressione dello stesso sguardo, solamente più intimo e ravvicinato, come se fossimo andati più a fondo nelle medesime questioni».
Vengono conservate alcune tracce stilistiche del precedente lavoro, a partire dalla scelta di un’ambientazione artificiale, non precisamente connotata; in questo caso lo spazio è quasi totalmente annullato e ridotto ad un semplice fondo nero o bianco. Augustine è sempre la sola attrice, con la sua presenza corporea – qui “spogliata” e “frammentata” in varie inquadrature strette – ancora una volta danzante, sebbene in movimenti più lenti e sinuosi.
Di nuovo, cantautrice e regista si sono avvalsi del supporto tecnico di Antonio Rossi.
La canzone Hibiscus racconta di un amore nascente; più precisamente «dell’istante in cui si accende dentro di noi la consapevolezza di un nuovo amore».
Come sempre nel caso di Augustine, il materiale è strettamente auto-biografico: «mi trovavo, in un particolare momento della mia vita, in una località tropicale. Un giorno, guardando uno splendido fiore di ibisco (hibiscus in inglese), ho avuto la certezza che al mio ritorno mi aspettasse un nuovo amore. Fui invasa da una tale dolcezza, che pensai che tutto fosse perfetto così, in quell’istante ed in quel luogo, che sarei voluta morire lì, felice».
Hibiscus è, in primo luogo, il dipinto di un paesaggio ed è il corpo stesso a farsi paesaggio, nel video. Dapprima – come parallelo visivo al ritmo quasi tribale, scandito dalle percussioni – terra arida: la pelle è ricoperta da un sottile strato di argilla essiccata; in seguito, attraverso l’acqua (pioggia o marea, a richiamare l’oceano, presente nel brano), il corpo si risveglia, subisce una trasformazione, per raggiungere uno stadio di “smaterializzazione”, dove la pelle appare levigata, madreperlacea.
In questo passaggio, fanno la loro apparizione gli altri protagonisti del video – i fiori – “sintomi” del mutamento. Nascono – dalla terra inumidita – come timide eruzioni cutanee, che poi si spostano lungo le traiettorie del corpo, a fior di pelle, quasi seguissero l’andamento delle vene; escono dal corpo “arido”, per “rientrare” nel corpo smaterializzato ed, infine, disperdersi nell’aria attraverso la voce.
La scelta di escludere il volto dalle inquadrature permette di evitare una connotazione fisionomica e superare la dimensione personale, per raggiungerne una “ultra-umana”, dove il corpo femminile assume le caratteristiche – anche generative – della terra.
Lo spettatore è messo nella condizione di “spiare”, di soppiatto, un processo intimo e segreto, una metamorfosi che si compie nel corpo femminile, spinta da una profonda forza interiore, «tutta amore». Si assiste ad un «mistero del corpo femminile» – per usare i termini di Augustine – «qualcosa di sacrale, un passaggio solenne, attraverso l’acqua; un rito che viene celebrato in perfetta solitudine, in onore del desiderio».
Il desiderio richiama inevitabilmente il suo opposto, un senso di perdita, la morte stessa (Grief And Desire, appunto, “lutto e desiderio”). Il corpo femminile acquista e mostra tutta la sua potenza di grandezza e saggezza: «come se l’amore trasformasse il mio corpo in qualcosa di divino». Tutto rimane “in potenza”, aprendosi e chiudendosi in sé.
«Trovo che questo video, come Augustine, sia una perfetta metafora dell’isteria», suggerisce la cantautrice, alla quale l’isteria – «sintomo di sentirsi donna», come scrive Georges Didi-Huberman nel saggio L’invenzione dell’isteria – sta molto a cuore, al punto di farne il paradigma del proprio operare artistico e di assumere come nome d’arte quello della protagonista del sovra-citato libro.
Il corpo di un’isterica è frammentato – come appare nelle molteplici inquadrature ravvicinate – perché vuole assumere in sé tutto nello stesso istante – come accade nel video, dove persino i fiori sono emanazioni auto-indotte. L’isterica vive molteplici «momenti contemporanei dell’essere» – come la voce nel brano, che si stratifica in varie linee melodiche: la temporalità stessa del video non è consequenziale, ma scomposta in numerosi anticipi e ritardi.
Hibiscus è la quinta traccia dell’album pubblicato da Augustine a Febbraio, Grief And Desire, una sorta di diario o romanzo auto-biografico, dove i capitoli sono canzoni. Un carattere di intimità e di introspezione pervade tutto il lavoro, realizzato in completa autonomia dalla cantautrice, nella casa di campagna dove vive. Chitarre, basso, percussioni, tastiere e batterie elettroniche sono tutte suonate e registrate da Augustine stessa, insieme alle numerose parti vocali, che vanno a sedimentarsi formando dei cori. L’autrice è stata infine affiancata dal produttore perugino Daniele Rotella per il missaggio delle tracce.
È possibile ascoltare o acquistare Grief And Desire su tutte le principali piattaforme musicali:
Soundcloud – https://soundcloud.com/
Bandcamp – https://augustine18.bandcamp.
Cd Baby – http://store.cdbaby.com/cd/
Reverbnation – https://www.reverbnation.com/
Spotify – https://open.spotify.com/
Compositrice fin dalla prima adolescenza, Sara Baggini si trasferisce a Perugia all’età di 19 anni, per frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove si laurea in Pittura presso il corso del prof. Sauro Cardinali.
Del 2010 il primo album solista, sempre realizzato in home-recording, One Thin Line:
https://archive.org/details/
Con la realizzazione dall’album Alas Laika, il 2013 vede il coronamento dell’omonimo progetto, una collaborazione con il compositore e tastierista abruzzese Giovanni Ferranti: https://open.spotify.com/
Nella musica di Augustine, sono dichiarate le influenze di Julianna Barwick, Agnes Obel, Kate Bush, PJ Harvey, Sinead O’Connor, Cocteau Twins, Siouxsie And The Banshees, insieme alle significative influenze letterarie (Virginia Woolf, Sylvia Plath) e pittoriche (Dante Gabriel Rossetti e i Preraffaelliti).
Temi ricorrenti sono malattia, ipocondria, perdita, lutto, assenza, distanza, amore nascente e abbandono, colpa, biasimo, estasi e caduta. L’onirico ed il delirio – al confine con la consapevolezza – sono «i soli linguaggi possibili per generare senso».
Francesco Biccheri è nato a Gubbio (Pg) nel 1980. Durante il corso di pittura all’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia, studia fotografia in camera oscura e video arte. Terminati gli studi, abbandona completamente la pratica della pittura, per dedicarsi alla fotografia (analogica e digitale) e al video, sia professionalmente che come forma d’arte.
Partecipa a varie mostre e festival, come “Luoghi d’osservazione 7” a Lerici (Sp) nel 2008, “II mostra internazionale di arte giovane” a Mosca (Russia), “Loop Festival” di Barcellona (Spagna) nel 2010, finalista al “Celeste Prize” nel 2010, “Dedalo” a Palazzo Penna (Perugia) nel 2011 e a Tubingen (Germania) nel 2013, “Tell mum everything is ok” a Palazzo Penna (Perugia) nel 2013.
Vive e lavora tra Gubbio e Firenze.
Tra i suoi videoclip possiamo ricordare: Moka – Pat Pend (finalista al PVI 2008), Lontano da qui – Matta Clast (2011), Psychedelic Sally – Lil Cora & The Soulful Gang (2014), Superman – Radiolari (2014), Pane e Coniglio – Le Idi di Maggio (2014), Questo è il paese delle meraviglie – Le Idi di Maggio (2015), La parte migliore – Maverik (2016), Marci – Le Lune Storte (2017), Augustine – Augustine (2018).
Per info e contatti:
https://www.facebook.com/
info@augustinemusic.it