E ora, qualcosa di completamente diverso. In tempi di canzoni e di musica spesso da streaming usa e getta, ecco un disco che dichiaratamente non nasconde l’ambizione di voler diventare un classico. Dopo la curiosità suscitata dall’effervescente singolo di debutto “Il paradiso su Retequattro”, i Diva, l’enigmatica creatura musicale che ruota attorno all’autore e frontman Davide Golin, pubblicheranno venerdì 18 maggio per INRI l’album di debutto dal titolo DIVADELICA.
Prodotto da Ivan A. Rossi, già con Zen Circus, Ex-Otago e architetto dei suoni analogici degli ultimi due acclamati dischi dei Baustelle (L’amore e la violenza I e II), DIVADELICA è un album di canzoni pop in italiano che strizzano l’occhio al dancefloor, facendo tesoro sia della grande musica leggera italiana che delle novità provenienti da una scena dance ed elettronica in continuo fermento, sia dall’Italia che dall’estero. Canzoni dal piglio esuberante, che però non trascurano le parole. E i testi dei Diva sono davvero unici nel panorama italiano: perlopiù ipnotici flussi di coscienza, che con lame sottili frullano immagini, situazioni e personaggi del presente e del passato, producendo non di rado risultati spiazzanti. Di una cruda leggerezza, come certi film della nouvelle vague francese.
Al disco hanno collaborato con il loro talento il cantautore e musicista Alessandro Grazian, ora anche titolare del progetto di musica strumentale Torso Virile Colossale, e Emanuele Alosi, batterista dei Stella Maris di Umberto Maria Giardini / Moltheni. Altra ospite del disco Rahma Hafsi, salita alla ribalta nazionale qualche anno fa grazie a X-Factor: i suoi caldi virtuosismi soul sull’impianto spiccatamente elettronico dei Diva hanno contribuito non poco all’originalità del progetto.
L’icastica foto di copertina del disco è stata scattata nel suo studio di Bushwick dalla newyorchese Daggers For Eyes, fotografa ufficiale del recente tour europeo degli Insecure Men, la next big thing dell’indie rock d’oltreoceano.
“Divadelica – ci racconta Davide a proposito del disco – è l’album di debutto dopo una lunga gestazione e, come spesso succede in questi casi, è il manifesto, la dichiarazione di intenti, la venuta alla luce. Dentro c’è tutto il nostro mondo, i nostri gusti, musicali e non solo, e in particolare le mie idee, la mia personalità. Musicalmente abbiamo cercato di prendere il meglio sia dalla migliore musica leggera italiana che dal sound internazionale di oggi, pur mantenendo un certo gusto retrò. Due sono state le motivazioni forti dietro questo album: scrivere canzoni in italiano buone anche da ascoltare e ballare nei club e dare alla musica la stessa importanza dei testi, in linea con i trend provenienti dall’estero.
Divadelica è un disco indie vecchio stile. Indie ora è un’etichetta, un genere musicale per le playlist su Spotify; invece per me è un’attitudine, quella di scrivere musica pop con un approccio personale e indipendente da quello che va per la maggiore. Significa non lisciare il pelo all’attualità o a ciò che va di moda sul web, ma essere non conformisti, non convenzionali, diversi. E fieri di esserlo”.