Drinking Theater è la rassegna di spettacoli teatrali, nata dall’idea di Federica Guzzon, in collaborazione con le Officine XN e con il media partner Deliradio.it.
Non sarebbe bello assistere a uno spettacolo con una birra o un cocktail in mano? Magari sgranocchiando anche due patatine. Non si può fare nei teatri ovviamente, ma nei locali sì. Non si tratta solo di “bere in teatro”, ma di rivivere il teatro come luogo di scambio, interazione, confronto e divertimento.
Gli spettatori si sono abituati a usufruire dell’opera artistica e abbandonare il teatro. Lo spazio resta uno spazio se non siamo noi a dargli un significato più alto. Il teatro non è solo un raccoglitore ma un posto dove si cercano risposte ed emozioni non solo dagli attori, ma dagli altri spettatore.
Drinking Theater vuol riattivare questo processo di crescita comunitaria e lo fa portando il teatro fuori dai teatri. Nei locali il pubblico si sente più a suo agio, può fermarsi dopo lo spettacolo e ha la possibilità di scambiare opinioni con chi non conosce.
Inoltre molte persone pensano di non essere interessate alle rappresentazioni dal vivo perché hanno avuto un’esperienza negativa, o mai lo hanno fatto. Così questo è anche un modo per far conoscere il teatro a chi non lo frequenta.
Il quarto appuntamento della rassegna è mercoledì 20 dicembre alle ore 19.30 alle Officine XN (via dei Dalmati, 15 – san Lorenzo) con Valli a prendere – spettacolo teatrale in salsa farmacologica di e con Giovan Bartolo Botta. Vincitore del Premio della Critica Funweek.it al Roma Fringe Festival 2015, è un monologo che attraverso l’interazione con il pubblico racconta diverse storie tratta dai classici, ma in linguaggio contemporaneo.
Valli a prendere – spettacolo teatrale in salsa farmacologica
Giovan Bartolo Botta: in scena un attore di prosa cuspidato accuratamente verso la prima decade, ancora legato al mondo analogico e al teatro del passato, che osserva la società dello smartphone tipica della democrazia liquida dove il teatro è l’ultima ruota del carro. Totale è l’annullamento dell’emotività. L’attore evoca sul palcoscenico questo disagio dicotomico fotografando situazioni, evocando paure, scaturendo risate. Narrando storie. Elargendo aneddoti. Leggendo poesie. Un Romeo troppo conservatore. Un Amleto punk. Un Otello razzista. I patemi dell’amore non corrisposto. Provini basati sul sopruso variegato al giudizio. Tutto. L’importante sarà fare ridere o sorridere. Ma omeopaticamente. Districarsi da qualunque obbligo, fosse anche l’ultimo.