Cosa rende un disco così collezionabile?
Perchè i collezionisti diventano così ossessionati con quello che in partenza non è altro che cominciato come un qualunque hobby?
Cosa fa una persona che decide di collezionare tutti i dischi di ELVIS PRESLEY o dei BEATLES ad esempio? Diventa possessivo, paga fortune per edizioni limitate e pressing test, copie promozionali, acetati, bootlegs e perfino stampe di altri paesi – nel caso di un collezionista italiano – che già possiede nell’edizione del proprio paese?
Non credo ci sia una facile spiegazione a tutto questo, ma di sicuro posso immaginare, essendo uno dei tanti milioni di collezionisti di dischi sparsi nel mondo, cosa può succedere.
Partiamo da qualche anno fa. Collezionare vinili era un fenomeno cominciato intorno alla metà degli anni ’70. Ricordo l’acquisto dei primi dischi in vinile e in bella mostra fuori dallo zaino negli anni del liceo e nel bus in giro per la città quasi a fa vedere orgogliosamente la copertina e in un certo modo stabilire un’appartenenza. A scuola giravo con i dischi degli Iron Maiden, dei Rainbow e dei Judas Priest, attirandomi sia gli insulti dei miei amici, che andavano solo dietro ad un pallone che camminava su qualsiasi superficie e sia le frecciate di alcuni insegnanti che mi etichettavano come quello dagli occhi cattivi (non credo avessero capito molto). Poi insieme ad alcuni miei compagni di classe dedicavamo interi pomeriggi, dopo aver studiato, al meticoloso ascolto e registrazione su cassetta dei vinili appena comprati. Ma torniamo ai collezionisti…
Esistono molti che collezionano solo un artista o una band in particolare, comprando lo stesso disco a volte in versioni differenti: promo version, 10, 12 7inch e tutte quelle possibili da trovare e in tutti i paesi dove viene stampato, a volte anche solo per il fatto che il numero di catalogo sia diverso (per solo una cifra).
Nella realtà un disco diventa collezionabile nel momento in cui una persona sente il bisogno di possederlo, faccio un esempio. Una stampa originale italiana o inglese di un 45 giri dei Beatles che può valere sul mercato oltre 100€ (She loves You, stampa italiana, etichetta parlophon). Lo stesso pezzo può essere trovato in una qualsiasi compilation al costo di pochi euro, ma ovviamente il collezionista troverà questa inutile e senza alcun valore.
Di grande interesse per i collezionisti è anche il caso in cui rockstars, diventate poi famose, all’inizio della loro carriera abbiano inciso dischi prima che lo fossero. È il caso di Freddy Mercury dei Queen che incise un disco sotto il nome di LARRY LUREX (una versione di I can hear the music) che sul mercato ora ha un valore altissimo, così come il gruppo THE WHO, che con il nome di THE HIGH NUMBERS, registrarono I’m The Face (su etichetta Fontana e anche qui siamo a livelli abbastanza alti come valore), potremmo continuare con gli esempi all’infinito, ma mi fermo ed invito i potenziali collezionisti ad andare in giro nei vari mercatini dove a volte è possibile trovare qualche rarità spulciando tra dischi e copertine impilate a casaccio, oppure alle sempre più numerose fiere del disco, dove spesso si trovano versioni particolari: picture disc, shaped, promo, flexi, etched, ecc ecc dei dischi dei gruppi che amiamo.
Ma la domanda che ci siamo sempre fatti, anche io personalmente come appassionato di musica me la sono posta diverse volte, è: qual’è il disco più collezionabile al mondo, quello per cui chiunque farebbe di tutto per possederlo?
La risposta è quasi impossibile da dare. Anche se per molti uno dei dischi più rari della storia del rock è quello di ELVIS PRESLEY (un disco dove c’erano le prime interviste al re del rock e che includeva alcune canzoni tratte da uno spettacolo televisivo) che fu stampato a scopi promozionali negli anni ’50 e che ovviamente non ha prezzo.
Un altro grande pezzo da collezione è sicuramente un album chiamato THE BEATLES AND FRANK IFIELD, uscito nel 1963 in America, dove su un lato del disco c’erano i fab four e sull’altro lato Frank IfieD, tolto dopo pochissimo dalla circolazione.
Potremmo aggiungere centinaia di titoli che contenevano errori di stampa, etichette sbagliate, nomi scritti male, sia del gruppo che delle canzoni e degli artisti.
Il primo singolo dei Beatles, LOVE ME DO, che aveva sull’etichetta stampato il nome MCARTNEY, oppure copie promozionali con prezzi che ora arrivano alle stelle dove alla batteria era segnato Ringo Starr, ma in alcune copie successive il batterista che suonava era Andy White. Sempre dei Beatles è da ricordare il disco YOUNGER THAN YESTERDAY, con la copertina censuratissima e poi sostituita nelle stampe successive. In alcune addirittura c’era la foto nuova attaccata sopra alla copertina stampata originariamente.
Ovviamente non mi basterebbe tutto EXHIMUSIC per elencare altri artisti o dischi rarissimi, (tutti quelli progressive italiano ad esempio sono introvabili a prezzi umani, così come dischi del periodo beat, il primo disco dei Decibel: PUNK).
Posso affermare per esperienza personale che collezionare dischi è senza dubbio una bellissima passione ma bisogna stare attenti perchè anche se all’inizio può sembrare una buona idea col passare del tempo si potrebbe andare fuori controllo fino ad arrivare a spendere cifre impensabili per un vinile.
La musica prima di tutto va ascoltata e poi magari anche collezionata e forse proprio per questo motivo non sono in effetti un collezionista al 100%. Non possiedo doppie copie di ogni disco di cui una rigorosamente sigillata per non perdere il grado MINT della release e ascoltando diversi generi musicali sarebbe per me quasi impossibile collezionare tutto quello che mi piacerebbe avere.
IT’S ONLY ROCK’N’ROLL……..but I LIKE IT!!!!!
Giuseppe Bellobuono